All'inizio erano solo lacune di memoria. Una situazione tutto sommato spiegabile con l'età. Nel giro di qualche mese compaiono inspiegabili sbalzi d'umore, i familiari e ancor più i vicini, non vengono più riconosciuti; l'anziano perde la capacità di usare oggetti in precedenza ben noti; si perde in ambienti nuovi; perde gradualmente ogni autonomia. La diagnosi all'inizio solo temuta, gradualmente si conferma. Malatta di Alzheimer.

    Tra farmaci, riabilitazione motoria e strategie di intervento di orientamento alla realà, si aprono molte possibiltà di azione. Attualmente, comunque, la patologia può essere curata; purtroppo, non guarità.

    Nel suo lungo declino, la capacità di esprimersi con parole e frasi ben costruite gradualmente si perde. A questo punto, generalmente, gli interventi terapeutici vengono ridotti a quelli necessari a garantire la sola sopravvivenza. Proprio in queste circostanze è importante saper comunicare con chi non sa più parlare. Gesti, carezze, mimica, vicinanza sono strumenti preziosi per mantenere il contatto, ma il loro uso deve essere compreso e interpretato.

    Mantenere la comunicazione al di là della perdita della capacità di parlare, mantenere un flusso di affetti e rassicurazioni con chi si sta perdendo, consentire ai familiari di godere delle ultime occasioni di reale vicinanza, permettere ai terapeuti di non abbassare il livello di cure con pazienti finora considerati, sbagliando, non più curabili. Questa l'ultima frontiera della cura, e della terapia, del paziente con malattia di Alzheimer.